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"Sono sempre stata qui..."

Agosto 2010, dopo una vacanza non proprio ben riuscita approdiamo in un casale nel Nord della Toscana, un posto magico, immerso nel verde, dove il tempo sembra fluire a una velocità diversa…

Ci accoglie Antonio, ha l’aria di chi è appena uscito da una tempesta, ha gli occhi che ridono, un sorriso che scalda e sul volto i segni di una vita precedente che, ogni tanto, bussa dolorosamente alla memoria.

E’ lui che inizia a parlarci di comunità intenzionali ed ecovillaggi, lo ascolto affascinata e sento qualcosa muoversi all’altezza dello stomaco.
Qualche giorno dopo nasce l’idea di Tempo di Vivere e a marzo del 2011 fondiamo la nostra associazione.

Sono convinta che tutti noi abbiamo un Sogno, con la “s” maiuscola, ma credo anche che ricordare di averlo, coltivarlo e AGIRE per concretizzarlo, mentre quelli che crediamo doveri ci affollano la mente e l’esistenza, sia uno dei lavori più difficili e, spesso, dolorosi.

Difficile perché mentre ci alziamo ogni mattina ed entriamo nella nostra routine, è umano farsi sommergere dalla quotidianità dei compiti assegnati, delle strade già tracciate, dei “si fa così”, “è giusto cosà”, doloroso perché significa lasciar morire in ogni istante qualcosa a cui siamo abituati e che ci dà un senso di (falsa) sicurezza per rinascere a qualcosa di nuovo che da un lato ci esalta e dall’altro ci terrorizza. E’ fare ogni giorno un piccolo salto nel buio per trovare una luce che però ancora non abbiamo tra le mani.

Maggio 2014, sono passati 4 anni da allora, anni in cui ognuno ha proseguito la propria vita affiancandoci una progettualità che l'avrebbe completamente cambiata, anni in cui ci siamo persi più volte e ritrovati altrettante, non solo come gruppo, ma anche come individui, perché ogni passo avanti ha implicato la rottura di uno schema che ingabbiava una parte del nostro Essere e la scoperta di qualcosa di noi fino ad allora sconosciuta.

La prima visita a quella che sarebbe diventata da lì a poco la nostra collina mi ha tolto il fiato, non tanto per il panorama che lascia spazio allo sguardo e permette ai pensieri di volare in alto, quanto per la sensazione di surreale familiarità…


“Dove sei stata in tutto questo tempo? Perché ci hai messo così tanto ad arrivare?”…

5 Agosto 2014, i primi di noi arrivano a "casa"...

Settembre 2015, è passato più di un anno da allora, raccontarlo in poche righe sarebbe impossibile ed è altrettanto difficile scrivere le sensazioni, le emozioni e tutto ciò che ogni giorno mi viene donato dall’Universo e dalle splendide anime con cui vivo e che ho l’immensa fortuna d’incontrare durante il percorso.

Sembra scontato dirlo, ma vivere qui mi fa rendere conto di quale grande scuola sia la Vita quando siamo disposti ad accoglierla e giocarci come creatori e non solo come spettatori. Perché è proprio questo ciò che facciamo in ogni istante: ci prendiamo la responsabilità di ciò che siamo e di come agiamo e così facendo CREIAMO le nostre esistenze.


Per qualcuno vivere con altre persone in così stretto contatto è una limitazione alla propria libertà. Comprendo questo pensiero e non lo condivido, perché se entro nell’ottica che sia uno spazio spartito con altri o le persone che mi stanno accanto a limitare la possibilità di esprimere ciò che sono e desidero, dono a qualcosa al di fuori di me stessa il potere di dirigere la mia nave... e questo faceva parte della mia vita precedente.

E’ vero, non ho più una casa di proprietà, a volte io e Manno non abbiamo nemmeno una camera nostra (ma avendo due bimbi non l’avevamo nemmeno prima ^_^), divido il bagno con almeno altre 10 persone e dopo aver ritirato il bucato steso la suddivisione dei panni è più complessa di una caccia al tesoro (le mutande di Andrea sembrano essere le più gettonate!!!)… ma non rinuncerei a tutto questo per nessuna stanza privata con bagno e idromassaggio!

Perché i miei compagni di viaggio sono le persone che mi riportano in bolla quando perdo l’equilibrio,
perché sono coloro che mi fanno da specchio per vedere ciò che nascondo anche a me stessa,
perché nei momenti più difficili (e ce n’è stati parecchi in questi 400 giorni) ci siamo stretti ancora di più mischiando le lacrime fino a farle diventare sorrisi e nuova energia,
perché grazie a loro sto ritrovando la gioia di fare la mamma,
perché con loro ogni confronto, anche il più duro, nasce dall’amore ed è spinta alla crescita,
perché in ogni istante della nostra giornata, sia che siamo sotto lo stesso tetto, sia che ci dividano chilometri, il filo che ci unisce è sempre lì a ricordarci che non siamo soli ad affrontare il nostro cammino.

“Sono sempre stata qui, ma non lo sapevo ancora…”

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giuseppe
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